giovedì 3 novembre 2016

Segnali di fumo

Preparazione della "Zuppa della strega"
Quante parole spendiamo per parlare di cibo? Tante. Quante di queste sono rivolte ai bambini? Tantissime.Quante di queste, però, arrivano davvero ai destinatari? Eh, forse di meno. A volte perché il modo in cui portiamo questo tema all'attenzione dei bimbi non parla il linguaggio degli stessi e non li appassiona.
La soluzione non sono di certo i segnali di fumo, ma un po' di questo potrebbe anche aiutare. Come?

Alla The bilingual school of Lucca è nata l'idea di fare un gioco molto serio che partendo dal fumo ha permesso di affrontare in modo divertente e coinvolgente il tema del cibo. Un gioco che ha messo insieme due momenti molto particolari. Il primo, un po' magico, è stato quello della preparazione della "zuppa della strega". Inutile dire che gli ingredienti rimangono segreti ma, trovandoci al limitare dell'orto, si è trattato di ortaggi e di qualche erba aromatica cresciuta in un bellissimo labirinto (che sia anch'esso magico?). E' stata un'occasione per parlare dei possibili ingredienti di una zuppa, del ruolo di alcune piante aromatiche nella nostra alimentazione e dell'importanza dell'olio extravergine di oliva biologico nella nostra dieta. Se ne è parlato tra bacchette magiche e promesse di incantesimi, un modo di certo non "serioso" ma molto coinvolgente per i bambini che si sono avvicendati nell'aggiungere ingredienti più o meno magici e per girare la zuppa che stava cuocendo. Qualcuno si è avventurato vicino a un fuoco che non è nato per magia, ma che è stato acceso con maestria e con tutte le precauzioni atte a renderlo utile e non pericoloso. Un grande secchio pieno d'acqua e un estintore erano, infatti, nelle vicinanze, mentre i bambini si trovavano a debita distanza finché non è stato chiaro che il fuoco fosse ben addomesticato.

Le castagne al fuoco
Se la zuppa è stata un tramite per parlare di cibo in modo fantasioso e legato al momento (Halloween e Lucca Comics and Games erano in arrivo), il fuoco ha fatto da ponte con la tradizione. Una volta liberato dalla zuppa, infatti, è servito per fare quelle che in Toscana si chiamano "mondine", "bruciate" o, con un gergo ben più diffuso, "caldarroste".
Nel solco della tradizione locale sono state, infatti, arrostite le castagne che i bambini hanno potuto sbucciare ancora calde e mangiare. Inutile dire che, come sempre accade, la reazione è stata molto diversa: si va da bambini che dopo un primo assaggio si sono fermati di fronte ad un sapore troppo intenso e nuovo ad altri che avrebbero mangiato i frutti di un intero castagneto.
Ciò che conta è che, evitando slides e tante parole, i bambini abbiano sperimentato in prima persona un modo tradizionale di cuocere le castagne e che abbiano avuto modo di esplorare gusti nuovi. Per capire il castagno e la sua cultura serve ancora molto, ma questo primo passo può essere davvero importante, così come il fatto che il fuoco e il fumo, spesso associati al pericolo, siano tornati ad una propria normale utilità.

Niente di magico, ma anche questo tentativo è un po' un segnale di fumo che manda un messaggio a chi si quotidianamente vive il mondo educativo e la necessità di parlare del cibo e della sua cultura ai più piccoli. Gesti antichi e semplici, un po' di fantasia e il coinvolgimento diretto sono ingredienti comunicativi che possono aiutare molto. Ancor di più il coniugare il fare, le informazioni che riteniamo utile trasmettere e la sollecitazione dei sensi, dal gusto all'olfatto, dalla vista al tatto e fino all'udito.

Non sentite anche voi il crepitìo del fuoco e l'odore del fumo?